
Utopia – Progetto Uno di Noi – Grumello del Monte
Questa utopia è stata discussa da un gruppo di bambini tra i 6 e i 12 anni, ospitata dalla Cooperativa Sociale L’impronta nell’ambito del progetto “Uno di noi” a Grumello del Monte (provincia di Bergamo)
Presenti: M* (9), V* (11), D* (9), H* (7), A* (6), G* (9), S* (12).
Iniziamo domandandoci quali saranno i primi bisogni arrivando sull’isola.
V*: «Una casa».
H*: «Il mangiare».
G*: «Strade, autostrade…».
M*: «Acqua».
A*: «Dovremo avere una nave».
Che tipo di casa, però? Prevale l’idea di avere tante case, in modo che ognuno abbia la sua.
Vediamo se ci sono altri bisogni: occorre esplorare il mare per capire se ci sono gli squali.
G* pensa a «mettere impianti elettrici». M*: «Abbiamo bisogno delle forchette, dei coltelli…», delle posate. E poi di altri strumenti.
G*: «Oggetti per i vigili, tipo le pistole».
G* dunque propone le armi, «perché se c’è qualche pericolo (esempio gli squali) gli spari e ti difendi». Al momento sono 4 bambini che vorrebbero portare le armi sull’isola, mentre in 3 non le vorrebbero portare. Però chi non le vuole portare non riesce a trovare delle argomentazioni, in questo momento, per cercare di convincere gli altri.
In seguito compaiono scuola, chiese, cimitero, oratorio, parco, ospedale, fontana, circo, parco divertimenti.
Proseguiamo e ci chiediamo se ci sono delle cose a cui siamo abituati (cose che esistono anche in abbondanza attorno a noi) che non andrebbero portate sull’isola.
D*: «I soldi…».
Interessante, ma perché?
«Perché i soldi non contano niente».
G*: «Non porterei i palloni da basket e da calcio perché possono rovinare l’erba dei campi». G* sogna un’isola dove l’erba cresca libera.
D*: «Non porterei i sacchi della spazzatura, perché rovinano l’ambiente».
A*: «Non voglio proprio portare la tavola da surf, perché l’acqua si sporca».
V*: «Non porterei delle fabbriche perché inquinano l’ambiente».
M*: «Il telefono». Perché?
V*: «Perché praticamente ci si concentrebbe a giocare sul posto».
Mentre il telefono ti porta a giocare sullo schermo «e non avresti l’opportunità di conoscere cosa c’è intorno». Anche S* è d’accordo con V*.
Si escludono anche motoseghe e altri strumenti che potrebbero rovinare gli alberi.
G*: «Io manderei via le persone cattive».
Torniamo ai telefoni. I bambini dicono che a volte gli adulti ci stanno sempre attaccati. «Mia mamma sta sempre attaccata con i messaggi…». Lo hanno detto bambine e bambini in tanti altri posti.
Torniamo ai soldi. D*: «[Li escludiamo perché] non portano la felicità».
H*: «[Non servono perché] non ci sono negozi».
Potendo scegliere…
G*: «Senza cose per i ladri, cose che i ladri vanno a rubare».
D* vorrebbe i negozi nell’isola, ma non i soldi. Ecco alcune idee: «Si portano le cose che non vuoi più tenere e le scambi…», «o come i Romani che prendevano dal mare il sale e lo scambiavano per qualcosa come il cibo o per pagare qualcuno».
Poi nell’isola si può litigare per i soldi. A volte capita anche tra mamme e nonne.
D*: «E per le diversità, perché poi c’è il ricco e il povero…», «perché sennò si crea la diversità». «Dobbiamo sempre condividere tutte le cose».
A G* va bene e anche ad A*. Su questo punto in realtà tutti sono d’accordo.
G*: «Poi se hai un amico e hai tanti soldi, può capitare di vantarsi».
Pensiamo ora ad un’altra cosa fondamentale: le abitazioni.
G*: «è meglio decidere un posto che sia meno pericoloso».
V*: «e farlo in sedi rialzate». Avendo una specie di villaggio.
S*: «Vicini». È meglio stare tutti vicini.
A*: «Io a scuola ho visto… mi hanno raccontato una storia sul pesciolino d’oro. Che praticamente c’era un uomo e una donna che avevano una capanna vecchia e hanno chiesto a questo pesciolino di prendere una cosa e un’altra e ancora un’altra, e hanno sprecato tutta la magia e tutta la magia è andata al fondo del mare. Ma poi ha sprecato tutta la magia ed è tornato alla sua vecchia capanna, quindi perciò penso che dobbiamo controllare un po’ questo mare per vedere che non ci siano cose fatte d’oro».
Cosa ci insegna?
D*: «Di non sprecare tutte le cose».
A*: «è la moglie che vuole tutte le cose, vuole tutto, vuole diventare persino dio!».
Con l’oro vuole sempre diventare sempre più ricca.
G*: «[se trovano l’oro nel mare] vanno all’impazzita a prenderlo».
D*: «Per me nell’isola ci dovrebbero essere degli animali». Si potrebbero portare «gatto, cane, mucche, gallina, maiale, asino, coniglio, leone, tigre…». Compaiono anche uccellini, elefanti, scimmie…
A*: «Secondo me è meglio non portare leone e quegli animali pesanti sennò si affonda la nave».
G*: «Io porterei il cane e il gatto».
A*: «Il cane e il gatto come G*!».
A un certo punto cinque bambini preferiscono l’idea di una grande casa per tutti in cui abitare, con delle casette vicino (a formare un villaggio, dove inizialmente stanno due bambini).
Ci vorranno delle regole sull’isola?
NO, secondo alcuni.
D*: «Non voglio perché se ci si rispetta non esistono regole: sarebbero tutti amici e non litigherebbero».
Dice qualcuno: «Non ci fanno mai fare nulla le regole».
«Io invece dico che ci bisogna rispettare le regole, perché non si fa sempre quello che si vuole».
A*: «Dobbiamo sempre rispettare le regole, perché… non so se hai notato [mostra le regole del luogo in cui ci troviamo]».
G*: «Ci vogliono le regole, non troppo esagerate, poche, che vadano bene per l’isola».
H*: «No perché poi facciamo tutte le cose che non si devono fare, tipo rubare le cose».
Che fare se qualcuno non rispetta le regole?
Le prime voci: «Carcere». «Nell’angolo». «Le gabbie». «Pussa via, vai a casa!».
D* e V* non sono molto convinte di queste prime idee.
D*: «Prima lei, ci devo pensare io».
V*… D*: «Se non la rispetta la prima volta, gli diciamo di rispettarle; se non le rispetta la seconda volta gli diciamo di rispettarle; se non le rispetta la terza volta, la punizione, ma non esilio».
Il problema però è che le punizioni non sempre funzionano; anzi a volte aggravano la situazione. Che fare?
V*: «Spiegarglielo gentilmente; gli direi che se fa quello farebbe del male a qualcuno».
G*: «Io voglio il carcere perché se qualcuno non ha rispettato [le regole] le interrogano».
D*: «Se non rispetta le regole possiamo fargli coltivare delle cose, possiamo fargli pescare». E le cose che coltiva e pesca vanno condivise con tutte. Notiamo che coltivare vuol dire prendersi cura…
Viene così l’idea di mettere nell’isola campi e fattorie.
Anche a H* piace molto l’idea di D*.
G* pensa allora all’allevamento. Poi si pensa all’agricoltura.
«Se non rispettano le regole, possiamo farli lavorare al posto nostro finché non rispettano le regole».
L’economia dell’isola è basata su agricoltura, allevamento e turismo. Si potrebbe anche mescolare agricoltura e turismo. A M* piace come sta venendo l’isola.
A*: «Io li manderei a curare l’orto, ma alla notte li farei dormire lì se hanno una tenda…». Non li manderebbe in prigione, «perché non mi piace: [lì vivrebbero] solo di pane e acqua».
Anche a S* piace l’idea di D*.
G*: «Io ho detto il carcere, però non con pane acqua; anche con cibi, pane, pasta, pizza… Con i cibi che vogliono i carcerati».
Come si potrebbe fare con loro, però?
«Dovrei metterli in aula interrogatoria e dirgli gentilmente come [ƒare] un cambiamento».
V* è d’accordo con Denise.
A*: «Se si stanca di coltivare le verdure, bisogna dargli una ricompensa per tutto il lavoro che ha fatto: se è piccolo gli darò un orsacchiotto; se è grande gli darò una coccarda come migliore… che pianta i semi [seminatori] e fa crescere le verdure delicatamente». «Se è piccolo gli darò un orsacchiotto con la coccarda».
G*: «Io invece gli darei un appartamento tutto suo».
«Le scuole?», chiede D*.
Viene l’idea di metterle, insieme alle chiese e al cimitero.
Poi gli oratori, aggiunge G*. Il parco («però senza palloni!», continua G*). Le fontane. Il circo (ma non a tutti piace). L’ospedale.
Ci vorrebbe «una scuola ancora più bella: cambierei le regole» (D*).
G*: «Io cambierei l’orario dell’intervallo».
A*: «Vorrei del gioco in più».
C’è chi vorrebbe cambiare le maestre… E poi, D*: «Rendere molto interessanti le ore».
G*: «Io cambierei la classe: una classe con tutti i maschi e una classe con tutte le femmine con una maestra».
D*: «Così non litigheremmo: certo, da me litigano tutto. Dicono anche le parolacce. Ah, vorrei che non esistessero le parolacce».
Ma non è detto che così le cose andrebbero meglio: non tutti i bambini litigano con le bambine; a volte anche i bambini litigano tra di loro o le bambine tra di loro.
Consideriamo ora il problema di come governarsi sull’isola, cioè: come si prendono le decisioni che riguardano tutti? Erodoto ha raccontato una storia a questo proposito, in cui si trova il primo confronto tra pregi e difetti delle forme di governo basate sul potere dei molti, dei pochi o di uno solo. Se decide uno solo, le decisioni si prendono velocemente, ma chi assicura che agisca bene per tutti e non se ne approfitti? Se sono in pochi, potrebbero mettersi d’accordo e avere più idee, ma potrebbero decidere per governare nel proprio interesse. Se decidono tutti insieme, potrebbe nascere confusione (perché è difficile mettersi d’accordo in tanti, a volte… bisogna aspettare il proprio turno, quando si è in tanti a parlare; a volte è difficile trovare un accordo molto grande…).
Prevale l’idea di prendere le decisioni tutti insieme.
G*: «Io metterei una famiglia che in casa fa le cose che interessano a loro; però deve pensare anche agli altri, così non si litiga per tutti i problemi».
A*: «Se uno si mette d’accordo, anche gli altri si mettono d’accordo con lui…».
D*: «Nessuno deve essere re».
«Devo dirlo generosamente e convincere gli altri a fare quello che serve al popolo».
Consideriamo un’altra domanda. Gli adulti dovrebbero venire su quest’isola?
Sì, tutti dicono sì. Senza sollevare nessuna difficoltà.
In altre isole inventate da bambine e bambini dalla terza elementare in su ho trovato dei dubbi sugli adulti (ad esempio, potrebbero non ascoltare i bambini, trasformare l’isola in un mondo uguale a quello che esiste già, portare sull’isola abitudini e modi di fare ‘vecchi’…). Qui non ci sono però dubbi.
D*: «Perché senza adulti non possiamo fare altri noi».
G*: «Poi, senza i genitori… perché noi bambini non possiamo avere la patente, i genitori sì, i genitori possono andare a prendere le cose che ci servono, tipo i vestiti».
V*: «Gli adulti ci dovrebbero curare».
A*: «Io porterei sia la mia mamma sia mio papà, sia mio fratello, sia mia sorella, perché gli voglio tanto bene. E mio papà mi fa sempre felice. [A volte] mi difende dalla mamma che mi sgrida». A volte i genitori difendono a turno: mentre uno sgrida, l’altro difende.
H*: «Io li porterei perché se noi siamo grandi e abbiamo fatto dei figli, e noi ci dobbiamo occupare di loro, mamma e papà possono andarci a prendere le cose».
L’idea di un’isola divisa a metà tra adulti e bambini – che altri bambini hanno inventato – qui suscita un po’ di stupore. Secondo i bambini di questo gruppo, comunque, gli adulti sull’isola potrebbero anche cambiare e migliorare. Sarebbero disposti a venire sull’isola rispettando le decisioni dei bambini.
Certo in questo mondo ci sono cose brutte.
«Perché le fabbriche servono per costruire macchine [e altre cose]». Anche se inquinano, sono state costruite per fabbricare cose.
D* ribadisce: «Non dobbiamo portare le macchine» e forse gli adulti si adatterebbero.
«Per fare ginnastica e fare sport».
Mentre discutiamo di queste cose, succede una cosa imprevista. Un giorno alcuni bambini salgono sulla vetta più alta della montagna con di cannocchiali e binocoli per scutare il mare. A un certo punto, vedono in lontananza una nave: capiscono che si sta avvicinando all’isola, portando un buon numero di persone – uomini, donne, bambini – sconosciute. Che fare? Che fare? Ecco alcune idee.
H*: «Andiamo via dall’isola, perché magari pensiamo che siano delle persone pericolose».
D*: «Si deve sempre credere nelle persone e ospitarle».
G*: «Invece io farei più tanto andare giù con la bici e conoscerli meglio».
A*: «Allora, se fossero cattivi, cercherei di fare amicizia, perché non mi piace tanto la cattiveria. Sì, come ho visto un cartone che c’era un uomo che voleva tutta la magia, ma poi ha fatto amicizia con una bambina».
H*: «No, perché quelle persone magari ci imbrogliano e ci dicono delle cose, ma dopo ci rubano tipo la isola. Ci dicono che staremo insieme e dopo se noi andiamo ancora sulla montagna a giocare ci possono rubare l’isola, ce la possono fare ancora più brutta come è questo [mondo]».
S*: «Ce ne andiamo». Andiamo noi via dall’isola.
È probabile che si comportino bene quelli che stanno arrivando, ma la tentazione in questo caso è quella di andarsene. Ci sono dunque tante possibilità.
V*: «Li accogliamo come ha detto D*».
Così anche per M*.
«Secondo me non potrebbero ingannare», dice una bambina.
M* è però tentata anche dalla posizione di H*.
Come potremmo fare per accorgerci se possiamo fidarci di loro.
H*: «Se non sappiamo se sono cattivi possiamo andare di nuovo sulla cima della montagna, prendere il cannocchiale e vedere se sono cattivi o no».
Guardandoli di nascosto, per così dire.
G*: «Portare l’interrogatorio dove c’è il giudice gentile…». Torna così l’interrogatorio, che era già venuto in mente quando si pensava all’isola e a chi non rispetta le sue regole all’interno, essendone già abitante.
Ora passiamo ai disegni.